“Henghel era la musica incarnata: a cominciare dal primo contatto con uno strumento, fin da piccolo, passando per i suoi studi all’Istituto Musicale “Achille Peri”, fino allo sbocciare della sua carriera professionale “è stato la musica”.
“Cantava” e faceva scintille con il clarinetto ed il suo modo di cantare su un registro acuto, che non trova paragoni nel mondo del jazz (il suo “glissato” ed il suo “legato” ancora oggi non trovano eguali), ne ha fatto il numero uno e l’icona del clarinetto.
Aveva a cuore l’insegnamento della musica ai giovani (Conservatorio di Modena, di Milano e di Cattolica, stage alla Sorbona di Parigi) a cui voleva trasmettere la sua convinzione sull’improvvisazione musicale, quale mezzo assoluto per esprimere la propria creatività.. In qualunque posto del mondo si trovasse mio fratello, con la musica, riusciva a farsi intendere e a farsi apprezzare.
Il fratello Giancarlo delinea l’immagine che vorrebbe rimanesse viva di Henghel