“Jazz”: una mostra del fotografo Giuseppe Maria Codazzi che, non per caso, approda a San Martino in Rio, nelle magnifiche sale della Rocca estense, per illustrare con scatti, rigorosamente in bianco e nero, i paesaggi interiori di famosi jazzisti, ivi compreso Henghel Gualdi.
Una selezione di fotografie, arricchita da un nucleo dedicato al noto clarinettista sammartinese, da leggersi in una duplice visione: il suo valore simbolico per la simbiosi tra il mondo del jazz internazionale e la figura di Henghel e la visione soggettiva dell’autore nell’intreccio di immagini che si fanno racconto e viaggio dove la musica e tanti personaggi, che non ci sono più, vivono e continuano a vivere per i nostri occhi.
Il jazz è lì, nascosto tra le fotografie che legano i protagonisti, tutti celebri, ad emozioni e ricordi, a luoghi, a atmosfere, improvvisazioni e geografie musicali, che abbiamo già conosciuto e vissuto ascoltando certi brani di Gualdi.
E così un frammento dopo l’altro, attraverso l’obiettivo, si compone questo patrimonio eccezionale dei grandi nomi del jazz mondiale, tutti “passati” nei teatri di Reggio Emilia, nei club o nelle varie rassegne, un insieme di caratteristiche, uniche ed esclusive, un panorama che ci aiuta anche a comprendere chi era Henghel, da dove veniva la sua passione che ancora oggi non è dispersa e che rivediamo nelle immagini di Codazzi.
Sono convinta che la dialettica artistica di questo fotografo, la cui narrazione è evocativa e potente, saprà conquistare il nostro pubblico, immergerlo in una realtà che va oltre i confini fisici dell’immagine e che, nell’indagine attraverso i visi, gli strumenti, saprà creare lo spettacolo visivo che ben sapranno cogliere gli appassionati della musica jazz, e non solo.
L’auspicio è che questa mostra venga visitata e apprezzata dai giovani – noi lavoreremo come nostra abitudine con la scuola – affinché possano approfondire un segmento importante e oltremodo significativo del mondo della musica.
Il nostro Henghel Gualdi, che tanto ci teneva ad insegnare ai ragazzi l’amore per il jazz, ne sarebbe contento così come lo siamo noi di “stimolare”, grazie all’omaggio di Giuseppe Maria Codazzi, ancora una volta il suo ricordo di clarinettista di rilievo nel panorama jazzistico, di icona del clarinetto, “che deve andare avanti, passare di generazione in generazione evolvendosi e trasformandosi secondo i tempi riconoscendone però, sempre, le origini che sono poi uno degli elementi che ci permettono di pensare al domani”.
Gedruckte Noten unterliegen dem Urheberrecht der Herausgeber 2016 Giulia Luppi, assessore alla Cultura